Per quanto riguarda la semiotica ripropose la teoria stoica del significato convertendola alla logica moderna. Il termine interpretante venne coniato da Peirce per significare un'entità mentale che funge da punto soggettivo di collegamento tra un segno e un oggetto, ovvero: qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche aspetto o capacità.L'interpretante non deve essere confuso con l'interprete.La definizione peirciana di "interpretante" è valida sia per i segni elementari ma anche per testi semiotici più complessi.
Semiosi illimitata Si deve al filosofo americano Charles S. Peirce una concezione del triangolo semiotico più vicino al modello delle comunicazioni di massa. Peirce introduce l'elemento dell'interpretante, mentre definisce il segno representamen, cioè "qualche cosa che sta per qualcos'altro sotto qualche aspetto o capacità". Il segno, poi, sta per qualcosa non in tutti i rispetti, ma in riferimento a un ground, un fondamento condiviso. L'interpretante è la rappresentazione ulteriore dello stesso oggetto o significato. Ad esempio, sarà il medico a cogliere il rapporto tra il segno "macchie sulla pelle" e la malattia "morbillo". Proprio la parola "morbillo" è l'interpretante del segno. Per conscere il significato di un segno, infatti, dobbiamo affidarci a un altro che lo interpreti. L'interprete, però, non è da confondersi con l'interpretante. Scrive Peirce che "mentre l'interprete è colui che coglie il legame tra significante e significato, l'interpretante è un secondo significante che evidenzia in che senso si può dire che un certo significante veicola un certo significato". Peirce arriva così a un concetto di significato del segno che porta a una semiosi illimitata, vale a dire a un processo di significazione del segno che continua a riprodursi. Un concetto quanto mai adeguato alle comunicazioni di massa, nelle quali c'è una continua circolazione di segni che si traducono in altri segni. Il modello è quello proposto da Volli.
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